Storiografia giapponese

Foto a colori di file di libri su scaffali in una libreria.
Scaffalatura di libri in inglese sulla storia del Giappone in una libreria di Tokyo.

La storiografia giapponese (日本史学史?, Nihon shigakushi)[n 1] è lo studio dei metodi e delle ipotesi formulate nello studio e nella scrittura della storia del Giappone.

La prima produzione scritta è attribuita al principe Shōtoku, che avrebbe composto il Tennōki e il Kokki nel 620. Ciononostante, la prima opera la cui esistenza è accertata, il Kojiki, risale al 712. Fu seguito a partire dal 720 dal Nihon shoki. Queste due opere posero le basi di una storia, in gran parte mitica, del paese, che servì peraltro da base alla mitologia shintoista. Ispirate dalla storiografia cinese, furono redatte con il sostegno dello Stato giapponese. Il Nihon shoki fu completato da altre cinque opere pubblicate tra il 797 e il 901, conosciute collettivamente sotto il nome di Rikkokushi o Sei storie nazionali.

Il periodo che si estende dal IX al XVI secolo fu segnato da un abbandono degli scritti ispirati dalla storiografia cinese e sostenuti dallo Stato. I racconti storici o Rekishi e i racconti di guerra o Gunki monogatari conobbero una vivacità importante, e opere come I quattro specchi o Shikyō (redatti dal XII al XIV secolo) o l'Heike monogatari (1371) godettero di una grande popolarità. Questi resoconti storici furono completati da altre forme artistiche come il teatro Nō o gli emakimono.

All'inizio del periodo Edo si affermò la preminenza delle scuole neoconfuciane. Queste apportarono una metodologia senza equivalente all'epoca, molto critica di fronte ad opere come il Kojiki ma che non usciva dal quadro della teoria del mandato del Cielo. Gli Hayashi come pure la giovane scuola di Mito ne erano allora le principali rappresentanti. La metà del XVIII secolo vide il ritorno della scuola nativista o Kokugaku, d'ispirazione shintoista. Portata dai lavori di Motoori Norinaga, esse si opponeva ai neiconfuciani cercando di dimostrare la veridicità dei grandi tratti della mitologia shintoista, in particolare l'età degli dèi e i primi imperatori.

La storiografia giapponese si aprì alle influenze occidentali fin dalla fine del XVIII secolo. I Rangaku, poi le traduzioni di opere europee a partire dalla metà del XIX secolo e l'introduzione della storiografia tedesca da parte di Ludwig Riess nel 1887 apportaromo nuovi strumenti di analisi alle diverse scuole giapponesi dell'epoca. Allorquando fu insediato l'Impero del Giappone, degli storici rimisero in discussione, a rischio delle loro libertà accademiche, uno dei fondamenti ideologoci del nuovo regime: il posto dei miti nazionali nella storia del paese.

Le idee marxiste, già introdotte negli anni 1920 e rinnovate dalle opere di Hisao Ōtsuka fecero il loro ritorno durante gli anni del dopoguerra. A partire dagli anni 1970, si poté notare una diversificazione dei temi di ricerca, presto accompagnata da una ripresa di approcci conservatori, se non addirittura nazionalisti.
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